"A. e il diploma introvabile: la lotta di una madre affidataria contro la burocrazia"
TESTIMONIANZA O DENUNCIA?
Mi chiamo S e sono l'affidataria di A., una ragazza di 17 anni che tra pochi giorni raggiungerà la maggiore età.
E' arrivata a casa già grande, con un enorme bagaglio di fatiche e due documenti.
Quella che oggi dovrebbe essere una nomale fase di preparazione all’esame di Stato si è trasformata in una battaglia logorante contro la burocrazia.
La scuola di A. mi ha chiesto il diploma originale di licenza media, un documento necessario per poter accedere all’esame. Una richiesta apparentemente semplice, ma che per noi è diventata una missione impossibile.
Il vuoto lasciato dalle comunità
A. non ha mai avuto una vita stabile. Ha vissuto in più Case Famiglia, ognuna delle quali ha contribuito a frammentare il suo passato e, con esso, la sua documentazione. Quando
lasciò la Comunità "xxx" mi venne consegnata solo una vecchia copia di una certificazione 104.
Nessuna traccia di documenti scolastici o medici.
Ho provato a ricostruire il suo percorso, ma anche A., comprensibilmente, non ricorda né il nome della scuola media frequentata né quello della prima Casa Famiglia in cui visse.
La richiesta della scuola
La scuola insiste: serve l’originale del diploma. Tuttavia, non sono autorizzata a ritirarlo fino al 21 dicembre, quando A. compirà 18 anni e non avrà più bisogno di un tutore
legale. Di fatto, questa richiesta blocca ogni possibilità di agire in tempo.
Ho contattato il tutore ma le risposte rimanda sempre a qualcun altro: “Prova a parlare con la Casa Famiglia,” mi è stato detto. Ma quale Casa Famiglia? Quella attuale non ha documentazione, e della prima non conosciamo nemmeno il nome.
Un sistema inefficiente
Mi chiedo come sia possibile che in un Paese che si vanta di tutelare i minori, manchino procedure chiare per la gestione dei documenti essenziali di chi vive fuori dalla famiglia
di origine. Non parliamo di un lusso, ma di un diritto. A. non dovrebbe trovarsi in questa situazione.
E ora?
L’unica opzione sembra essere quella di attendere i 18 anni e organizzare un viaggio nel luogo d'origine sperando di rintracciare quel diploma?
Ma questa non è una soluzione. È un fallimento.
Non scrivo queste parole per lamentarmi, ma per denunciare una realtà che vivono molti ragazzi come A. e chi, come me, cerca di accompagnarli verso un futuro migliore. Un futuro che spesso sembra ostacolato da un sistema incapace di prendersi realmente cura di loro.
Mi auguro che questa storia possa spingere chi di dovere a intervenire, perché nessun ragazzo, né A. né altri, dovrebbe trovarsi a combattere per un diritto così basilare come quello di possedere i propri documenti.
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E' testimonianza, denuncia, delusione e sofferenza di una mamma che sta facendo di tutto per restituire una vita a sua figlia, privata di infanzia e adolescenza.
Questa figlia è arrivata talmente arrabbiata con il mondo da far tremare la terra intera, arrabbiata con gli adulti, con il sistema e con le istituzioni. Ho cercato in tutti i modi di ridarle fiducia ma mi rendo conto ora che aveva ragione lei, ha ragione lei.
"Se incontri persone che ti chiedono allora va bene, altrimenti non gli frega niente a nessuno, come a scuola con i professori..."
Queste le sue parole, la sua delusione, la sua denuncia.
Non può e non dovrebbe essere questione di "fortuna" o di "buon cuore".
I minori hanno assoluta necessitá di tutela e dovrebbe essere un loro sacrosanto diritto, SEMPRE, non solo quando hai la fortuna di incrociare una Giudice particolarmente attenta e sensibile.
Non sono del settore ma, sicuramente, c'è parecchio che non funziona nel sistema e che, invece di supportare le famiglie, le affatica ulteriormente.
S.
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Paola Fioretti (mercoledì, 25 dicembre 2024 18:58)
Dovrebbe scrivere al Ministro dell’Istruziione o comunque far risolvere alla scuola che credo abbia a che fare con casi ostici tutti i giorni anche con i migranti di cui non si sa nulla .Fatevi appoggiare da un avvocato . In bocca al lupo