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Riflessione Personale sulla Complessità dell’ Affido Sine Die.

 

di Emilia Russo

 

Il crescente orientamento verso l'affido sine die negli ultimi anni è il riflesso di una prospettiva che pone l'accento sull'interesse superiore del minore nel mantenere legami con la propria famiglia biologica. Gli esperti che sostengono questa visione evidenziano l'importanza della continuità delle relazioni familiari per il sano sviluppo emotivo e psicologico dei bambini. La radice di questo dibattito risiede nella percezione che, in molti casi, l'allontanamento permanente dalla famiglia biologica può avere conseguenze negative sul benessere del minore. Gli esperti ritengono che, quando non eccessivamente dannoso, è preferibile mantenere legami con le radici biologiche del bambino, poiché ciò può contribuire a una migliore comprensione della propria identità, storia e cultura.

La gestione dell'affido sine die diventa quindi un tema controverso poiché coinvolge una serie di valutazioni etiche, psicologiche e sociali. La domanda centrale riguarda il bilanciamento tra il desiderio di garantire il miglior interesse del minore e la necessità di creare un ambiente sicuro e stabile per la sua crescita.

Questo dibattito ha suscitato polemiche e divisioni di opinioni, in quanto le diverse prospettive sulla gestione dell'affido sine die riflettono valori culturali, convinzioni personali e approcci professionali variabili. Alcuni potrebbero sostenere una maggiore flessibilità nell'adozione di approcci aperti e miti, mentre altri potrebbero enfatizzare la necessità di decisioni più definitive.

In ogni caso, la discussione evidenzia la complessità del tema e la necessità di trovare un equilibrio che tenga conto delle specificità di ciascun caso. Il coinvolgimento di esperti, figure istituzionali e comunità nel processo decisionale è essenziale per sviluppare approcci che rispettino l'interesse superiore del minore, garantendo al contempo la sua sicurezza e stabilità emotiva.

Personalmente, ho sempre adottato una posizione critica su questo argomento. Ritengo che il cuore del problema risieda nell'assenza di progetti ben definiti e nella mancanza di una regolamentazione chiara per gli affidi sine die. Troppo spesso, l'uso del termine "sine die" sembra derivare da una mancanza di decisione piuttosto che da una scelta ponderata.

Per affrontare questa questione in modo efficace, è essenziale sviluppare progetti mirati e una normativa dettagliata per gli affidi a lungo termine. Una mancanza di chiarezza in questo ambito può portare a decisioni affrettate o indeterminate, con conseguenze significative per il benessere del minore coinvolto. Solo attraverso progetti ben strutturati, regolamentazioni dettagliate e una valutazione costante nel tempo possiamo assicurare il benessere della famiglia affidataria e del minore coinvolto, mantenendo sempre come priorità l'interesse superiore del bambino.


Che cos'è l'affidamento sine die ?

L’ affidamento sine die da un punto di vista normativo non esiste.

A mio parere è però importante parlarne in quanto l'affidamento sine die, nonostante non sia riconosciuto dalla legge, rappresenta la maggioranza degli affidi realizzati in Italia ponendo il minore in una situazione giuridicamente indefinita al confine tra due famiglie.

L'affidamento sine die quindi è un affido che si prolunga nel tempo, oltre i due anni stabiliti dalla legge, in cui non è prevista una “conclusione” del progetto di allontanamento.

Il minore vive, perciò, con la famiglia affidataria, di solito fino al raggiungimento della maggiore età, mantenendo sempre un rapporto con la famiglia biologica.


Come e perché l’affido diventa sine die di seguito alcune delle ragioni individuate.

L'affido sine die come progetto.

In alcuni casi l'affidamento familiare può diventare sine die per una reale tutela del minore, quando cioè il bambino mantiene un forte legame emotivo con la sua famiglia biologica, nonostante le difficoltà che questa possa affrontare. L'obiettivo diventa quindi preservare questo legame speciale, anche se la famiglia biologica non pronta o in grado di fornire un ambiente sicuro e stabile per il minore. Invece di procedere con l'adozione, che comporterebbe la separazione definitiva dalla famiglia biologica, si cerca di mantenere l'affido come una forma di supporto continuo. Questo approccio tiene conto del benessere emotivo del bambino, riconoscendo l'importanza dei legami familiari. L'obiettivo diventa fornire al bambino un ambiente amorevole e stabile tramite l'affidamento, permettendo al contempo la possibilità di mantenere legami significativi.


Minore Adolescente in stato di adottabilità.

In questa fase della vita, diventa più complesso individuare una famiglia disposta all'adozione. Gli aspetti distintivi dell'adolescenza, come i conflitti intensi, la propensione alla ribellione e la ricerca identitaria, possono costituire una sfida notevole per i genitori adottivi. Questi ultimi, spesso, mostrano una preferenza per minori in età più tenera, forse con l'intento di instaurare un legame più profondo o di aumentare le probabilità di successo nel processo di adattamento del bambino. Di conseguenza, individuare una coppia disposta ad adottare diventa più arduo quando il minore si trova nell'età adolescenziale.

Data la difficoltà nel trovare famiglie disposte ad adottare adolescenti, spesso si fa affidamento sulle famiglie affidatarie come soluzione a lungo termine. Le famiglie affidatarie forniscono un ambiente stabile e di supporto per gli adolescenti che non possono tornare alla propria famiglia biologica a causa di problemi genitoriali persistenti ma non si trovano famiglie adottive pronte e preparate ad accoglierli. Questa soluzione offre ai giovani la possibilità di sviluppare legami positivi e sicuri con le famiglie affidatarie, fornendo un contesto di crescita emotiva e sociale. Nel caso in cui l'adozione non sia una soluzione immediata, l'affidamento diventa una via alternativa per garantire il benessere degli adolescenti fino al raggiungimento della maggiore età o, in alcuni casi fino ai 21 anni, meno spesso, con l’adozione casi particolari ( ex art. 44 legge 184).

Inoltre se l’adolescente è già in affido, è necessario valutare quanto possa essere utile e funzionale per il minore il passaggio verso una nuova famiglia in quanto esso può aver sviluppato un rapporto positivo e sicuro con la famiglia affidataria e allontanarlo da essa potrebbe procurargli un ulteriore trauma ed un' ulteriore esperienza di abbandono. L'adolescente che si trova in affido e che non può rientrare nella sua famiglia d'origine, a causa del mancato recupero delle competenze genitoriali, è probabile che rimanga nella famiglia affidataria in affido sine die.


Minore con disabilità in stato di adottabilità.

La questione delle disabilità è particolarmente complessa, poiché il processo di reperimento di una famiglia adottiva può rivelarsi estremamente difficoltoso. In situazioni in cui i minori con disabilità non riescono a trovare una coppia adottiva disponibile, l'opzione dell'affidamento sine die emerge come una possibile soluzione, rappresentando una risorsa preziosa che può offrire risultati altamente positivi come alternativa all'adozione tradizionale.

È imperativo sottolineare che, in ogni circostanza, il diritto fondamentale del minore a una famiglia deve essere garantito. L'affidamento sine die, in tal senso, si configura come un approccio che cerca di rispondere a questa esigenza primaria.

Nei casi in cui l'adozione risulta impraticabile o difficile da attuare, il sine die diventa parte integrante di un progetto più ampio volto a assicurare il benessere e lo sviluppo armonioso del minore con disabilità.


Battaglia legale delle famiglie d’origine

L’affido sine die come alternativa all'adozione è possibile pensarla quando un procedimento di adozione rischia di diventare una battaglia legale dannosa per il minore, il quale viene trascinato in un iter molto lungo e dall'esito incerto. Possono esistere casi in cui un affidamento giudiziario si trasforma in sine die: si può prendere il caso in cui la famiglia d'origine nega il proprio consenso all'affidamento del figlio ma questi viene allontanato ugualmente dal Tribunale dei Minorenni perché il giudice lo ritiene opportuno. In questo caso, se la famiglia d'origine “mette in campo” gli avvocati, è molto facile che i tempi si dilatino molto e l’affidodiventi sine die.

Sono i casi in cui le famiglie possono essere definite “conflittuali”: questa conflittualità avrà conseguenze soprattutto sul minore che continuerà a vivere con la famiglia affidataria in una situazione giuridica burrascosa e poco chiara.

La famiglia conflittuale può essere anche una famiglia semplicemente arrabbiata coi servizi e perciò con la tendenza ad opporsi o a rifiutare qualsiasi progetto degli operatori che seguono il caso. Questo non facilita il rientro del minore nella sua famiglia d'origine: una famiglia che, cosi facendo, dimostra di non aver compreso gli errori commessi e, anziché modificare i propri aspetti caratteriali e genitoriali, rompe il delicato equilibrio triadico che sta alla base di un buon affidamento: cioè la condivisione di un progetto da parte della famiglia d'origine, della famiglia affidataria e dei servizi.


L'affido sine die come conseguenza di un progetto errato.

Il rientro del minore ed il recupero della genitorialità rappresentano il presupposto dell'affidamento. I servizi, quando progettano un affidamento familiare, devono pensare ad un percorso di recuperabilità della genitorialità di due anni e, di conseguenza, ci deve essere una valutazione precisa della famiglia biologica e del livello di rischio del minore. Ci può essere un errore di valutazione nel recupero delle competenze familiari, oppure, sopratutto all'inizio, ci possono essere dei segnali della famiglia che possono far ben sperare ma che poi tendono a scomparire. Il minore viene mandato in affidamento quando i servizi valutano in maniera positiva il recupero delle competenze genitoriali. Ma passati i due anni ci si rende conto che non è possibile far rientrare il minore in famiglia perché la situazione iniziale, che ha portato all'allontanamento, persiste ancora e l’affidamento si protrae per altri due anni, poi altri due e così via, invece di cambiare il progetto iniziale, l'affidamento si dilata sempre di più fino a diventare sine die.


La “famiglia biologica disimpegnata

Il fenomeno della "famiglia biologica disimpegnata" costituisce un complesso problema nel contesto dell'affidamento familiare. Si tratta di una situazione in cui nel corso del tempo la famiglia biologica diminuisce progressivamente il proprio impegno nel processo di reintegrazione del minore. Il genitore, trovandosi sempre più in difficoltà nel modificare determinati comportamenti, potrebbe decidere di abbandonare gli sforzi o ricadere nelle vecchie dinamiche. Questo atteggiamento è alimentato dalla consapevolezza che il minore si trova in una situazione protetta attraverso l'affidamento sine die, fornendo così al genitore una sorta di "pausa" per cercare di superare nuovamente le sfide o per far credere ai servizi di essere in fase di miglioramento.


È importante sottolineare che in queste circostanze, non è raro che gli operatori si trovino in una posizione difficile, spesso, vengono implementati diversi interventi di sostegno che, purtroppo, mostrano una scarsa utilità e finiscono per procrastinare decisioni cruciali.


Strumenti utilizzati inefficaci per quella famiglia biologica

Oltre all'errore di valutazione, le cause di questo fallimento si possono cercare anche negli strumenti utilizzati che, evidentemente, sono risultati inefficaci per quella famiglia biologica. La mancanza di un lavoro di rete e di equipe facilita il fallimento di un qualsiasi intervento riparatore. E' bene sottolineare come l'attuale mancanza di risorse nei servizi possa portare gli operatori carichi di lavoro ad intervenire in maniera superficiale e sbrigativa su quella determinata famiglia. Può capitare, inoltre, che l'eccessivo carico di lavoro, la mancanza di una rete e di supervisione provochi o faciliti l'insorgere di una situazione di “born out” in cui i servizi non riescono a progettare nessun intervento idoneo al futuro del bambino e rimangono in attesa che la situazione evolva, in qualche modo, da sola (in positivo o in negativo).


Alcune criticità ed alcuni aspetti positivi dell'affido sine-die:

Criticità

Mancanza di chiarezza normativa: La mancanza di una definizione chiara e condivisa dell'affido sine-die nella normativa italiane crea ambiguità e incertezza nella sua applicazione.

Durata prolungata: L'affido sine-die si caratterizza per una durata a tempo “indeterminato”, che comporta una lunga permanenza del minore nella famiglia dopo essere stato allontanato allontanato dalla famiglia di origine. Ciò può impedire al minore di sviluppare un senso di stabilità e appartenenza necessario per il suo benessere.

Complessità emotiva: Mantenere un legame con una situazione familiare instabile può essere emotivamente difficile sia per i minori che per le famiglie affidatarie. La presenza di continui rinnovi dell'affido senza una prospettiva chiara di riunificazione familiare ( o meno)può generare confusione e turbamento emotivo per tutte le parti coinvolte.

Ambiguità nell'impegno delle famiglie affidatarie: Le famiglie che si offrono per l'affido sono spesso chiamate a esprimere una motivazione adottiva e a rendere disponibilità ad assistere e supportare il minore anche dopo il raggiungimento della maggiore età. Questo impegno a lungo termine può rappresentare una sfida per le famiglie affidatarie, che devono affrontare questioni logistiche, finanziarie ed emotive nel lungo periodo.

Limitazione del legame con la famiglia di origine: L'affido sine-die può limitare il rapporto e il contatto del minore con la famiglia biologica. Nonostante l'importanza di preservare il legame con la famiglia di origine, mantenere una connessione stabile in una situazione familiare generalmente instabile può risultare complesso e problematico.

Mancanza di focus sul recupero della famiglia biologica: L'attenzione sull'affido sine-die può distogliere l'attenzione dal processo di recupero e supporto delle famiglie biologiche. L'obiettivo principale dell'affido dovrebbe essere il recupero delle capacità genitoriali e la riunificazione familiare, quando possibile e nell'interesse del minore.

Carenze nelle risorse e supporto: L'affido sine-die richiede risorse e supporto adeguati per garantire il benessere dei minori e delle famiglie affidatarie nel lungo termine. La mancanza di investimenti e di servizi di supporto può compromettere l'efficacia dell'affido e il sostegno alle famiglie coinvolte.

Mancanza di dibattito e consapevolezza: Il tema dell'affido sine-die è spesso poco dibattuto e manca di una sufficiente consapevolezza all'interno delle Istituzioni. Questa mancanza di discussione può limitare l'opportunità di individuare soluzioni e miglioramenti per garantire il benessere dei minori coinvolti nell'affido a lungo termine.


Gli aspetti positivi :

Stabilità e continuità: L'affido sine-die offre ai minori una stabilità e continuità nell'ambiente familiare, consentendo loro di sviluppare rapporti significativi e duraturi con la famiglia affidataria conservando i legami con i genitori biologici.

Miglioramento delle relazioni familiari: In alcuni casi, l'affido sine-die può contribuire a stabilizzare la situazione familiare della famiglia biologica, consentendo un miglioramento delle relazioni e delle capacità genitoriali.

Opportunità di realizzazione personale: Per alcuni minori, l'affido sine-die può offrire un ambiente più favorevole per esplorare le proprie passioni, talenti e interessi, favorendo la realizzazione personale e l'autostima.

Fornire una seconda possibilità: L'affido sine-die può rappresentare una seconda possibilità per i minori in situazioni difficili, offrendo loro un ambiente in cui crescere e svilupparsi con amore e cura.

 

Dott.ssa Emilia Russo

Consulente Legale Esperta in Adozione ed Affido,

Mediatrice Familiare

 

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Commenti: 1
  • #1

    ANGELA CHIODO GRANDI (giovedì, 11 gennaio 2024)

    Molto interessante. Ve la pena di creare occasioni di approfondimento e confronto