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Adolescenti in affido: “Non ti parlo perché vorrei parlarti, ti allontano perché ho paura di amarti”


Crescere in una famiglia è sicuramente un diritto di cui ogni bambino e adolescente dovrebbe godere.

Come ben sappiamo, purtroppo, la realtà è molto diversa.

Accogliere nella propria vita un altro essere umano che non conosciamo, a “scatola chiusa” (o quasi), comporta molte riflessioni, paure, preoccupazioni, dubbi (più che legittimi, e anzi, necessari e funzionali).

Sarò in grado? Come cambierà la mia vita? Riuscirò ad amarlo incondizionatamente? Si affezionerà a me?

Il quadro si complica ulteriormente quando si parla di ragazzi adolescenti.

Queste situazioni sono estremamente delicate: molto spesso gli adolescenti che hanno la “fortuna” di trovare una famiglia affidataria disposta ad accoglierli hanno un trascorso di anni passati in comunità, sono arrabbiati, delusi, confusi, e portano sulle spalle un fardello più pesante rispetto ad un bambino (per la maggiore consapevolezza della propria situazione, data dall’età, per le maggiori esperienze negative accumulate durante il proprio percorso di vita, e per le caratteristiche della fase di crescita in cui si trovano).

L’adolescenza è un periodo di transizione, un delicatissimo passaggio dall’infanzia verso la vita adulta, in cui la spinta evolutiva naturale prevederebbe il distacco dai genitori, funzionale alla costruzione della propria identità. Vengono messi in discussione i valori appresi fino a quel momento, l’autorità, i ruoli e le responsabilità, per potersi affermare come individui a sé e poter strutturare una propria identità.

Si devono inoltre fare i conti con cambiamenti fisici e mentali che portano ad una inevitabile conseguente destabilizzazione.

I legami svolgono sicuramente un ruolo centrale in tutto questo, in particolare quelli con i propri genitori, che vengono messi alla prova, “testati”, misurati.

Questo avviene per qualsiasi adolescente.

Chi si trova in una famiglia affidataria, però, deve affrontare sfide molto più complesse.

Ad un ragazzo in affido, infatti, viene richiesto di creare, partendo da zero, un legame con la famiglia che ha scelto di accoglierlo, di affidarsi (cosa estremamente complicata per ragazzi che provengono da situazioni spesso altamente disfunzionali e traumatizzanti).

Il bisogno dell’adulto, nell’adolescente, c’è ed è accompagnato spesso dall’idealizzazione di una famiglia attesa magari per tanti anni, e forse dal senso di colpa nei confronti della propria famiglia di origine, ma questo coesiste con un sentimento di sfiducia nei confronti del mondo degli adulti, di se stessi e del futuro in generale. Questa ambivalenza porta a tormenti interiori, che spesso si manifestano attraverso atteggiamenti più o meno distruttivi, molto spesso incomprensibili per la famiglia affidataria.

Da un lato esiste la sana ribellione adolescenziale, dall’altra la necessità di creare un rapporto con quello che è diventato l’adulto di riferimento, di farsi conoscere, e soprattutto di sentirsi accettati da quell’adulto.

In queste situazioni il carico di fatica emotiva è decisamente maggiore rispetto a quello che devono affrontare i ragazzi che vivono con i propri genitori naturali.

Un altro aspetto fondamentale tipico di questa difficile fase è rappresentato dall’identificazione: con quale modello adulto devono identificarsi? Non tralasciando il fatto che l’insieme di valori e regole con cui sono cresciuti nella propria famiglia di origine è spesso molto lontano da quello appartenente alla nuova famiglia.

Situazioni difficili, anche estreme, sono spesso la normalità che famiglie affidatarie (ma non solo) con figli adolescenti si trovano a dover affrontare. Tutto ciò porta a molteplici dubbi ed interrogativi (legittimi e comprensibili): sono io ad essere inadeguata/o ed incapace perché non so gestire le reazioni di mio figlio? Forse non sono la persona giusta? Starebbe meglio in un contesto diverso? Mi odia? Cosa posso fare per cambiare le cose? Forse non sono “abbastanza” per una situazione del genere?

Purtroppo la conclusione cui arrivano molti genitori affidatari, con il cuore pieno di dolore, è interrompere l’affido.

Un po’ preda della stanchezza sia fisica che mentale, dell’esasperazione, del senso di impotenza, della preoccupazione di “fare più danni che altro”, l’unica “soluzione” che sembra tale, come estrema ratio, è questa.

Ma questa non è sicuramente una soluzione per il minore.

E’ un ulteriore trauma, è l’ennesimo abbandono, la conferma di non essere voluti, accettati, rispettati, amati…di “non valerne la pena”, non più “solo” dalla propria famiglia di origine, ma anche da un’altra famiglia.

Ed è sicuramente un trauma anche per un genitore che arriva a prendere tale decisione.

E’ importante, però, che gli adulti non si perdano, che tengano ben presente che gli adolescenti hanno bisogno di contenimento, di una guida affidabile e coerente, di un adulto che funga da “bussola di orientamento”, di qualcuno che li prenda per mano e li aiuti a diventare grandi.

E’ importante tenere ben presente che spesso, dietro atteggiamenti aggressivi, sfidanti, esasperanti, messi in atto più o meno inconsapevolmente, si nasconde un immenso bisogno di essere amati, rassicurati, protetti, scelti ogni giorno, nonostante tutto, indipendentemente da tutto.

Tutti gli adolescenti mettono alla prova gli adulti di riferimento, e non rischiano di essere “esiliati”. Questi ragazzi hanno decisamente molti motivi in più per farlo, alcune volte questo avviene in situazioni che, agli occhi dei genitori affidatari, appaiono paradossali e incomprensibili: “ma come, proprio ora che è con noi e potrebbe tranquillizzarsi, dà il peggio di sé…”.

I ragazzi in affido cercano amore e stabilità più di chiunque altro, ma non sanno come chiederli.

Un “non rompermi, lasciami stare” può tradursi con “stammi vicino, ho paura”; “non toccarmi” può essere il desiderio di un abbraccio; “tu che vuoi da me (con aggiunta di un linguaggio colorito), non sei mia madre” può voler dire “perché non sei stata mia madre fino ad ora?!?” E soprattutto: “sarai mia madre per sempre? Sto dando il peggio di me, così se devi abbandonarmi lo farai subito”.

Ovviamente ogni singola situazione necessita di una valutazione soggettiva e personalizzata, ed ogni eventuale approccio risolutivo può non dipendere solo dalla famiglia affidataria, che merita comunque supporto costante, anche da parte di specialisti, ove necessario.

Non esistono soluzioni pratiche preconfezionate e universali, ma esiste sicuramente un percorso da poter fare insieme, per capire quali siano le loro esigenze, che sanno nascondere tanto bene dietro muri di aggressività, strafottenza, sfide. A volte è impossibile scavalcare quei muri, ma da una piccola crepa è magari possibile intravedere gli occhi di nostro figlio, spesso intrappolato nel suo stesso dolore, che ci chiedono aiuto, vicinanza e amore.

 

Dott.ssa Denise Comparato

per contattarla scrivere a: denisecomparato@libero.it

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Commenti: 9
  • #1

    Roberta (venerdì, 01 aprile 2022 20:21)

    Vorrei prendere una bambina in affidamento senza la madre con eventuale adozione

  • #2

    Paola (venerdì, 01 aprile 2022 23:27)

    Salve siamo 2 famiglie disposte a prendere in affidamento 2 bambini senza la loro mamma tra i 5 e i 10 anni
    Ci sono io con la mia famiglia
    Poi ci sta mia sorella con la sua famiglia.
    Aspetto al più presto una vostra risposta grazie

  • #3

    Giovanna Madonna (sabato, 02 aprile 2022 19:16)

    Salve, siamo una coppia senza figli, siamo disposti a prendere in affidamento 2 bambini da 7 a 10 anni, con possibilità di adozione. Fatemi sapere qualcosa, grazie

  • #4

    Maria Patrizia Biagioni (domenica, 03 aprile 2022 19:50)

    Buonasera, sono disponibile per ragazzo/a adolescente. Mamma affidataria e mamma di un ragazzo che a 20 anni ha lasciato questa vita. Sono molto consapevole della pre adolescenza e dell'adolescenza e non mi spaventa perché ho tutti gli strumenti per gestire le criticità. Sono qua a Vs disposizione. Un caro saluto. Patrizia

  • #5

    Andrea Cantarini (domenica, 03 aprile 2022 19:55)

    Non ce la fate proprio a capire che i minori vengono tutti con le mamme o parenti. I minori soli sono un numero infinitesimale e avete fatto richiesta in 40.000.
    Se volete ospitare dovete ospitare un nucleo familiare.

  • #6

    Sabrina (lunedì, 04 aprile 2022 13:20)

    Avevo bisogno di leggere questo articolo

  • #7

    Rosa Tomasicchio (martedì, 05 aprile 2022 08:54)

    Grazie per questo apporto con cui si rende palese quante e quali difficoltà si potrebbero incontrare nella richiesta di affido ma credo, io almeno lo spero, che col giusto supporto tutto si
    può affrontare e risolvere, se poi non dovrei esserne capace, almeno ci ho provato. Io credo che se c'è un bisogno d'amore da donare non bisogna avere paura a farlo anche perché credo che un esperienza umana anche se complicata e difficile vale sempre la pena di viverla.

  • #8

    Leo (domenica, 05 maggio 2024 18:10)

    Io e mia moglie viviamo tutto questo da poco più di 1 anno, a volte non sappiamo più cosa fare, pensiamo che la cosa giusta sia interrompere tutto per il bene di tutti. Vengono a mancare le forze fisiche e mentali, nonostante tutto quello che abbiamo fatto e continuamo a fare non vediamo un miglioramento nel rapporto con nostro figlio... Ci sentiamo sconfitti. Ma gli vogliamo tanto bene...

  • #9

    M'aMa Dalla Parte dei Bambini (lunedì, 06 maggio 2024 10:22)

    Salve Leo, mi dispiace tantissimo.
    Possiamo fare qualcosa per ( e con ) voi?
    Un abbraccio