
Care MammeMatte,
In risposta all'illuminante articolo che ha riportato l’intervista della Presidente Gatto del Tribunale per i Minorenni di Milano, ci teniamo a condividere la nostra esperienza.
Chi siamo?
Siamo una famiglia con anni di esperienza nel mondo dell’accoglienza: conosciamo bene il significato di essere genitori affidatari e adottivi, e sappiamo quanto sia importante offrire una casa e un futuro a d un bambino. Abbiamo fatto volontariato attivo con l’Associazione M’aMa e abbiamo accolto famiglie che si avvicinavano all’affido e all’adozione.
Abbiamo adottato due figlie meravigliose con bisogni speciali e abbiamo vissuto sia affidi a lungo termine che con rientro in famiglia.
Nel nostro percorso, abbiamo dato disponibilità al Tribunale di Milano per un’adozione speciale, dopo un colloquio con la dott.ssa Testero, che all’epoca si occupava degli appelli per bambini con difficoltà di collocamento per motivi di salute. Abbiamo rinnovato più volte questa disponibilità, senza porre limiti su età (0-16 anni), fratrie o bisogni speciali. Non stavamo cercando di riempire un vuoto personale, ma di offrire una famiglia a chi aveva meno possibilità di trovarne una.
Eppure, in sei anni, il nulla.
Un silenzio cosmico, nonostante le risposte ai vari appelli.
Poi una chiamata e un abbinamento ( forse).
Poi, finalmente, arriva una convocazione da parte di una Giudice Onoraria per una bambina. In piena emergenza Covid, ci viene presentata la situazione via Meet, con l’assistente sociale che seguiva la minore. Ci dicono che per loro siamo la famiglia giusta, noi facciamo tutte le domande del caso e ci riserviamo di rispondere il giorno successivo. Alla fine della chiamata, ci viene detto chiaramente che stanno aspettando la nostra conferma per procedere.
La sera stessa, dopo aver valutato tutto con attenzione, scriviamo una mail in cui confermiamo di essere pronti ad accogliere la bambina per sempre. Da quel momento inizia la corsa contro il tempo: sistemiamo la cameretta, compriamo il seggiolino auto, il lettino, gli abiti… e soprattutto prepariamo i nostri figli all’arrivo di una nuova sorella, perché ci avevano detto che la situazione andava risolta in fretta.
E poi? Il silenzio. Assoluto.
Nessuna risposta alla nostra mail, nessuna comunicazione. Scriviamo più volte, nulla. Alla fine, inviamo una PEC alla segreteria adozioni per chiedere spiegazioni e un appuntamento telefonico con la Giudice Onoraria. Solo dopo questo passaggio, finalmente, la GO ci contatta: il Collegio aveva deciso diversamente. Peccato che si fossero dimenticati di dircelo. Peccato, soprattutto, che avessero ignorato il fatto che nel frattempo avevamo già coinvolto le nostre figlie, preparandole all’arrivo di una sorella che, evidentemente, non sarebbe mai arrivata. Alla faccia della tutela dei minori coinvolti.
Oltre a questa farsa – dolorosa per tutta la nostra famiglia – in sei anni il nulla. Altro che “mancano famiglie disponibili”: sono loro che non leggono i fascicoli e non li registrano. Se sei fortunato, il tuo incartamento capita sulla scrivania giusta al momento giusto, altrimenti puoi aspettare all’infinito. Non esiste una banca dati strutturata, nessun elenco consultabile: il nulla.
Eppure, la dott.ssa Gatto riversa le colpe sulle famiglie. Strano, vero?
Nel frattempo, da altri Tribunali per i Minorenni abbiamo adottato e fatto affidi fuori regione. Dieci anni di accoglienza senza mai passare dal nostro TDM di riferimento, Milano.
Le famiglie spesso hanno paura di denunciare situazioni del genere, temendo ripercussioni. Ma è proprio parlando apertamente di questi scandali che possiamo fare davvero l’interesse supremo dei minori. Perché alla fine sono loro a pagare il prezzo più alto, con lunghi anni di istituzionalizzazione e il tempo prezioso della loro infanzia che si perde in attese inutili.
E forse, prima di puntare il dito contro le famiglie, sarebbe il caso di monitorare meglio il lavoro di chi dovrebbe garantire il loro diritto a una famiglia.
le famiglie sono famiglie e dovrebbero, comunque, essere tutelate ( e rispettate) anche loro.
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