23.122. Questo è il numero al 31 dicembre 2020 dei minori che vivono fuori famiglia, su un totale di 3.605 comunità disseminate sul territorio nazionale. I dati sono il risultato di un’indagine condotta dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza nel 2021 per il tramite delle 29 Procure della Repubblica presso i Tribunali per i minorenni, tenute a trasmettere alla medesima la relazione semestrale sul numero e le caratteristiche di bambini e ragazzi accolti. La rilevazione ha riguardato le comunità familiari, le comunità terapeutiche e le strutture di accoglienza genitore-bambino; non sono incluse, invece, le comunità destinate alla prima accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.
DATI
Circa un quarto del totale, sono minori stranieri non accompagnati e il restante, sono italiani. Ci sono poi 2.745 ospiti neomaggiorenni a cui la legge permette di rimanere nelle strutture fino a 21 anni, quando non ci sono per loro alternative adeguate, né familiari né di altro genere.
Il dato al 31/12/2020 è in aumento, in quanto i numeri nei due anni precedenti risultano essere inferiori: 22.613 nel 2018 e 21650 nel 2019. Le variazioni della cifra complessiva degli ospiti dipendono in buona parte da quelle del numero dei minori stranieri non accompagnati.
MA PERCHÉ I MINORI FINISCONO IN COMUNITÀ?
Il nostro ordinamento fissa come scelta primaria, in nome del superiore interesse del minore, il diritto dello stesso a crescere ed essere educato in famiglia, se possibile, nella propria (ex art. 1 L. 4 maggio 1983 n. 184). Nell’ipotesi in cui si rilevi la necessità di allontanare il minore dal nucleo familiare per molteplici ragioni che possono avere a che fare con la disfunzionalità piuttosto che con l’inadeguatezza del ruolo genitoriale, può essere disposto l’affidamento del minore a una
famiglia oppure, in via residuale l’inserimento in una struttura residenziale per minorenni. Ma questa, dovrebbe essere una soluzione estrema, adottata dopo aver valutato e ponderato tutte le varie possibili soluzioni.
L’inserimento in comunità non avviene solo per ragioni legate alla necessità di sostenere e supportare temporaneamente i minorenni e le loro famiglie. Esistono situazioni talmente compromesse in cui l’allontanamento (d’urgenza!) risulta essere l’unica strada perseguibile.
Inoltre, le strutture possono ospitare anche minorenni e neomaggiorenni accusati o ritenuti responsabili di condotte penalmente rilevanti.
FATTORE TEMPO
A questo punto, una domanda sorge spontanea: come mai sempre più spesso capita che i minori rimangano in comunità più del tempo necessario?
La legge 184 del 1983 fissa la durata dell’accoglienza in 24 mesi, prorogabile (non si sa per quante volte!) con decreto del Tribunale per i minorenni laddove se ne riscontri l’esigenza.
L’indagine a cui facciamo riferimento ci dice che al 31/12/2020 più della metà degli affidamenti a livello nazionale rivela una durata superiore ai 2 anni (61%): quasi il 22% va dai 2 ai 4 anni, e si arriva al 39% per affidi oltre i 4 anni.
REGIONE TOSCANA
L’indagine ci rivela che in Toscana, il numero medio di ospiti perstruttura è diminuito (anche se di poco!) nel 2020 rispetto ai due anni precedenti. Dall’indagine, risulta anche che il numero delle strutture residenziali per minorenni attive nel territorio di competenza della procura di Firenze è di 175, numero elevato se si considera che in media, per ciascuna struttura, è stato possibile ospitare fino a 6 minori.
Inoltre, per quanto riguarda il fattore tempo, l’indagine ci dice che quasi il 50% dei minori in comunità (dato effettivo 43,2%)vi rimane per più di 4 anni, senza specificare per quanto tempo..
Ma perché accade?
È presumibile pensare che i minori neonati o comunquemolto piccoli trovino più facile collocazione rispetto agli adolescenti, generalmente più arrabbiati, con più sovrastrutture, più complicati da
gestire, ma spesso, unicamente bisognosi di essere accolti e ascoltati.
Avv. Antonietta Varricchio
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Dati estrapolati dall’ indagine della Garante per l’infanzia e l’adolescenza “La tutela dei minorenni in comunità La quarta raccolta dati sperimentale elaborata con le procure della Repubblica presso i tribunali per i minorenni 2018 – 2019 - 2020”
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Lella (giovedì, 10 agosto 2023 01:16)
I minori in comunità ci crescono. Entrano ed escono a seconda dell'andamento della loro famiglia.
Per questo poi sono arrabbiati e di difficile gestione.
Non si fidano più.
La maggior parte ci e tra da piccoli ...poi escono gli appelli per gli affidi quando hanno dai 12 anni in su.
Bisogna tutelare i bambini,non gli adulti