La Rubrica raccoglie “posta mai recapitata”, ovvero tutto ciò che singoli genitori affidatari e/o adottivi non hanno avuto occasione di dire al proprio Giudice di riferimento.
Grazie Giudice perché mi hai
incontrato, perché hai avuto coraggio, perché mi hai protetto da una madre definita persona socialmente pericolosa ma che tu non hai giudicato. Insieme ci siamo detti che non ce la poteva fare ed
è stato per te (e per me) importante ribadire che io ero un bravo bambino e che quello che era capitato non era colpa mia.
Grazie perché ora ho una famiglia che mi ama, una mamma, un papà, due fratelli più grandi ed un cane. Tu hai permesso che mi adottassero nonostante fosse partito tutto come affido e nonostante la pesante e preoccupante opposizione di mia madre.
Io le risposi che se l'avesse fatto avrei pianto tanto da allagare il mondo.
Mia madre racconta sempre che quello fu il momento in cui diventai suo figlio per sempre.
La mia storia iniziata come affido è sfociata in adozione perché davanti alla dura realtà la Giudice ha voluto darmi la possibilità di appartenere ad una famiglia.
Credo che sia finita bene anche perché la mia mamma adottiva è una gran rompiballe che non si ferma davanti a nulla per il bene dei suoi figli. Di fronte al mio terrore di incontrare la mamma biologica ed al continuo tentennare dei Servizi sociali lei ha chiesto un colloquio con una persona meravigliosa: la Presidente del tribunale per i minorenni.
Il figlio di una MammaMatta
Mi viene in mente la tua stanza Giudice, luminosa con disegni di bimbi appesi alla parete. Erano testimonianze di chi era passato lì. Ed erano davvero tante e colorate.
Sei stato accogliente e sincero. Abbiamo parlato senza avvertire mai la sensazione che tu avessi fretta o che fossi lì solo per fare il tuo lavoro. Abbiamo sentito che anche per te, quello, era un momento speciale vissuto con speranza.
Ci hai spiegato tutto e hai risposto alle domande, anche quelle scomode. Non so quanto sia durato il colloquio. Ma siamo usciti dal Tribunale con un decreto immediato. La documentazione completa e precisa. Nostro figlio è arrivato a casa in sicurezza. L’hai tutelato in ogni ambito. Grazie alla tua puntualità e conoscenza tutto ha funzionato perfettamente.
Sono passati anni e tu, a Natale, mi chiedi la foto del nostro bambino. E vuoi sapere se sta bene. E se siamo felici. Grazie Giudice.
Spero che altri tantissimi bambini possano incontrare professionisti speciali come te. E che tu non sia una sola goccia nell’infinito oceano dei cuccioli che aspettano di andare a casa”.
Una MammaMatta
Caro Giudice, ancora oggi io mi chiedo cosa significhi per te la parola “presto” visto che la nostra piccola, che al momento del nostro incontro aveva appena quattro mesi, ha dovuto trascorrere ulteriori tre mesi in comunità, lontana dall’affetto e dal calore di una vera famiglia.
Non siamo ancora riusciti a capire se quel bambino arriverà mai da noi ma sappiamo che è in comunità e ciò ci fa orrore, sembra che per i bambini le perdite di tempo non siano importanti: mesi,
anni di immobilismo. (Fermo restando che mia figlia è disposta nel futuro a farsi
carico sia del primo bambino se non dovesse rientrare in famiglia che di questo secondo se mai arrivasse).
In comunità vive lontano dagli altri bambini perchè avendo il sondino ritengono pericoloso farlo stare con gli altri ed essendo un bambino scarsamente reattivo nessuno interagisce con
lui.
Quando ho portato a casa con me il primo bimbo una sua amica che viveva anche lei in comunità invece di salutarmi mi ha colpito con un cazzotto mentre un'altra, un pò più grande, mi disse
"portami via con te, ho le scarpe posso venire" queste due manifestazioni di desiderio di famiglia (opposte nella forma ma uguali nel significato) mi
fecero allontanare da li con un magone così grosso da sciupare anche la gioia per aver portato il mio bimbo a casa. Solo dopo che le MammeMatte mi hanno detto che anche loro due hanno trovato una famiglia ho tirato un sospiro di sollievo.
Una MammaMatta